Pedagogia hacker, trasgredire la norma tecnocratica
Intervista su Gli Asini Rivista
“Apple e Google, due Big tech, collaborano per la prima volta imponendo delle scelte di decentralizzazione privata sulla distribuzione di un software di Stato dedicato alla salute pubblica. Cosa diranno di ciò i fedayn della decentralizzazione? Per noi questa è la dimostrazione che la decentralizzazione di per sé non è un valore, cioè non è una garanzia di orizzontalità democratica e si sposa benissimo con il liberismo senza regole delle corporation tecnologiche”
“L’applicazione sullo smartphone (che deve essere rigorosamente di ultima generazione, pena l’incompatibilità) viene usata come surrogato simbolico della cura e sfrutta il desiderio dei cittadini di entrare in un circuito di assistenza dal quale si sono sentiti abbandonati. Lo stesso nome, “immuni”, di fronte alle migliaia di morti avute nella nostra regione, la Lombardia, risulta di cattivo gusto e rivela l’atteggiamento fideistico con il quale siamo chiamati a rivolgerci alla tecnologia“
“La questione da affrontare sarà quella dell’autonomia della scuola per tutelare i dati di studenti e docenti. Appoggiarsi a piattaforme libere e open source implica che le scuole inizino a costituire server autonomi in cui tenere le banche dati, ma anche capire quale sia il portato e la responsabilità di gestire i dati di una comunità di persone. La comunità politica degli hacker italiana ha più volte preso posizione in questo senso e per esempio il collettivo Autistici/inventati, ha una gestione dei dati di chi accede ai loro servizi che risulta ancora sorprendentemente radicale e potente se rapportata al fatto che quelle policy sono state sviluppate più di vent’anni fa. Non tutti gli operatori del mondo del digitale hanno questa consapevolezza. Iniziare a collaborare con quella parte della comunità hacker che ha saputo costruire un pensiero etico e politico potrà portare a una nuova fase, volta alla creazione di autonomia dai dispositivi panottici sui quali il capitalismo del controllo ha costruito il proprio asse portante negli ultimi quindici anni”
“Per affrontare meglio la questione della didattica a distanza stiamo pensando a una Scuola estiva su pedagogia critica e tecnologie digitali, dove provare a condividere i saperi tra discipline diverse per vedere se è possibile meticciare le pratiche”
A ottobre di quest’anno uscirà il volume Insegnare a trasgredire di bell hooks per la nostra collana di libri dedicata alle culture radicali edita da Meltemi. Portare in Italia il lavoro pedagogico e politico della hooks rappresenta un passo decisivo per confrontarci con le giovani generazioni non bianche che affolleranno le nostre aule scolastiche.
Per noi insegnare a trasgredire significa in particolare insegnare a mettere in discussione la norma tecnologica, spogliarla della retorica progressista e delle sue promesse di ricchezza condivisa.
Dietro al falso egualitarismo delle piattaforme si nasconde una profonda discriminazione di classe le cui implicazioni cognitive dobbiamo ancora pienamente comprendere, il compito di chi è chiamato a insegnare cultura digitale è anche quello di far emergere il conflitto sopito dai dispositivi.
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