h 17.00 Piazza Duomo – FUXIA VAX!
per info: NUDM Milano
L’8 marzo chiamiamo alla lotta contro la violenza capitalista, patriarcale e razzista. Unitevi allo sciopero globale transfemminista!
L’8 marzo scioperiamo contro la violenza patriarcale!
La violenza di genere non è un’eccezione o un’emergenza del momento, ma è il prodotto del patriarcato, che ha una storia millenaria. La violenza di genere è un fenomeno strutturale che tocca tutti gli ambiti delle nostre esistenze. È figlia di una società ancora fortemente patriarcale che determina il modo di produrre e di riprodurre la vita, si afferma attraverso i modelli che assimiliamo in famiglia, a scuola, nelle relazioni, sul lavoro, attraverso i media.
La pandemia ha rafforzato la violenza del patriarcato: ci dicono di “stare a casa, al sicuro”, ma per molte di noi la casa è tutto tranne che uno spazio sicuro, perché vivono con partner violenti, lottando contro la violenza domestica e i femminicidi che sono aumentati durante il lockdown. Un attacco diretto è stato sferrato per farci rimanere subordinate in casa e sfruttate nel mondo esterno.
Il sessismo, la misoginia, l’omolesbobitransfobia, sono tutte espressioni della violenza patriarcale che si abbatte su tutte le soggettività non conformi al modello sociale basato sul binarismo di genere, sulla eterosessualità obbligatoria. La violenza strutturale che colpisce gay, lesbiche, bisessuali, intersex, trans*, queer e chiunque si sottragga al binarismo è sistemica e quotidiana, spesso sommersa proprio perché denunciare queste violenze espone a nuove forme di discriminazioni e gli strumenti di difesa attuali sono insufficienti, ma è anche invisibile perché non è agita solo da singoli individui omofobi, ma si traduce in esclusione, disuguaglianza economica e sociale.
Contro la violenza patriarcale, sosteniamo la lotta delle sex-workers che hanno portato avanti in questi mesi pratiche di auto-mutuo aiuto e resistenza. Sosteniamo l’iniziativa dei Centri anti Violenza e delle Case per le donne che ovunque nel nostro paese subiscono l’attacco dei governi cittadini a colpi di sgomberi in nome del profitto e del decoro. Sosteniamo la lotta delle consultorie transfemministe che sono laboratori culturali e politici di libertà di espressione di tutte le soggettività non conformi.
L’8 marzo scioperiamo contro lo sfruttamento del nostro lavoro produttivo e riproduttivo!
Con il nostro lavoro essenziale come infermiere, addette alle pulizie, insegnanti, lavoratrici dei negozi di alimentari, lavoratrici stagionali o impiegate nel settore logistico, lavoratrici domestiche pagate e non, impiegate nella cura di bambine e bambini, anziani e malati, siamo noi che teniamo a galla la società. Con scuole e asili chiusi, il peso della cura di bambine e bambini e del lavoro domestico è sulle nostre spalle. Durante la pandemia abbiamo perso il lavoro in misura doppia rispetto agli uomini. Il nostro lavoro è essenziale, a casa e nei luoghi di lavoro, eppure è costantemente squalificato.
L’8 marzo scioperiamo contro il controllo patriarcale sul nostro corpo e le nostre scelte!
I governi nazionali usano la pandemia per intensificare il controllo patriarcale sul nostro corpo: in Polonia limitano ulteriormente la libertà di aborto; in Turchia propongono di ritirarsi dalla convenzione di Istanbul; in Ungheria stabilendo restrizioni dei diritti delle persone transgender e un’agenda anti-LGBTQ.
In Italia, l’applicazione della Legge 194 non è garantita in egual modo in tutti i territori, durante la pandemia le persone che hanno avuto bisogno di ricorrere all’interruzione volontaria di gravidanza hanno incontrato ancora più ostacoli a causa del vergognoso dilagare degli obiettori e della riorganizzazione del Sistema Sanitario per far fronte alla pandemia, che ha causato riduzione di orari di apertura dei consultori, trasferimento o riduzione dei reparti per la interruzione volontaria di gravidanza, per mancanza di posti letto o di anestesiste anestesisti. Tutto ciò mentre la cultura anti-scelta avanza e condiziona pesantemente le politiche regionali nelle Marche, in Umbria, in Abruzzo, scoraggiando l’aborto farmacologico ambulatoriale e nei consultori.
L’8 marzo scioperiamo contro i regimi coloniali, razzisti e di sfruttamento della mobilità!
Come lavoratrici e lavoratori migranti, impiegati nei lavori di cura e stagionali, ci è stato “permesso” di raggiungere i paesi occidentali per svolgere un lavoro essenziale, ma abbiamo dovuto farlo a nostro rischio e pericolo, senza protezioni o sicurezza sociale. Persone migranti e rifugiate all’interno dell’UE vengono lasciate in dormitori sovraffollati, o nei campi, o a lavorare in ambienti non sicuri, mentre viene loro negato il diritto agli stessi aiuti economici che vengono dati alle popolazioni locali. I migranti e le migranti stanno pagando il prezzo più alto della pandemia e pagano il prezzo più alto dello sfruttamento. Alle porte dell’Europa, in Bosnia, in Libia, si consuma la vergogna delle violenze e delle uccisioni per bloccare la marcia verso la salvezza di migranti, anche grazie al supporto economico degli stati europei che pagano profumatamente per mantenere questo status quo intollerabile.
L’8 marzo scioperiamo contro la violenza ambientale!
Il benessere dei nostri corpi e degli ecosistemi in cui viviamo è attaccato costantemente da pratiche violente di sfruttamento che impiegano mezzi e sostanze nocivi per la vita in tutte le sue forme, che nega ai territori la possibilità di autodeterminarsi, attraverso i concetti dominanti di sicurezza e decoro; che militarizza e occupa i territori per sfruttarne le risorse; che non riconosce l’interdipendenza tra tutti gli esseri viventi e ambiente.
Ci rifiutiamo di essere considerate essenziali solo per essere sfruttate ed oppresse!
Noi ci sentiamo vicine e vicini alle esperienze collettive di lotta in tutto il mondo, per ribaltare le attuali condizioni di oppressione e rivendicare la nostra voce nella fase di ricostruzione.
Con lo sciopero globale transfemminista dell’8 marzo :
– Chiediamo Libertà dalla violenza patriarcale in tutte le sue forme!
La violenza contro le donne non è un evento isolato, ma parte dell’intero sistema patriarcale che vuole imporci un determinato ruolo nella società. Ci rifiutiamo di sopportare il peso del lavoro essenziale che ci viene imposto attraverso la violenza e le molestie. Ci opponiamo agli attacchi dei governi ultraconservatori e chiediamo aborto e contraccezione sicuri, legali e gratuiti in ogni paese.
– Chiediamo più finanziamenti per i consultori pubblici, per garantire la presenza di équipe multidisciplinari complete in tutti i territori e far sì che siano spazi laici, con un ruolo culturale e sociale oltre che socio-sanitario, tornando per esempio a svolgere corsi di educazione sessuale ed educazione all’affettività nelle scuole, funzione abolita dalla riforma Moratti.
– Chiediamo più finanziamenti, spazi e supporto per i centri antiviolenza che sono luoghi autonomi, laici e femministi e il cui obiettivo principale è attivare processi di trasformazione culturale e politica, e intervenire sulle dinamiche strutturali da cui origina la violenza maschile e di genere sulle donne.
– Chiediamo più Case delle donne autonome, laiche e femministe, che diano anche sistemazione abitativa alle donne che hanno subito violenza!
– Chiediamo la fine immediata degli attacchi politici contro le comunità LGBTQI+. Consapevoli che l’inasprimento delle pene non risolve il problema della pervasività della violenza contro le persone LGBTQI+, consideriamo un primo passo la legge Zan, tesa a tutelare le libere soggettività che non si conformano alla violenza della norma eterosessuale socialmente imposta e alla divisione binaria uomo/donna.
– Chiediamo più formazione per eliminare le narrazioni tossiche sessuate e razziste, per cambiare la cultura attraverso percorsi di formazione diffusi e capillari in tutti gli ambiti : dalla scuola alle università, dal giornalismo alla pubblicità, dalla comunicazione pubblica a quella artistica!
– Chiediamo la ridistribuzione transnazionale della ricchezza!
La nostra lotta femminista sui salari non è rivolta solo contro il gender-gap, ma contro le condizioni capitalistiche che producono e riproducono gerarchie salariali tra sessi, secondo il colore della pelle, tra regioni geografiche e tra nazionalità. Durante la pandemia, le persone ricche hanno accumulato altra ricchezza, noi siamo rimaste indietro a sopportare il peso dell’austerità. Non rivendichiamo semplicemente la parità salariale, ma chiediamo una equa redistribuzione transnazionale della ricchezza!
– Chiediamo un welfare transnazionale ben finanziato e inclusivo!
Rifiutiamo un Recovery Plan che continui a scaricare su donne e migranti i costi di decenni di tagli al welfare. Vogliamo creare connessioni transnazionali tra le lotte per il welfare, gli aiuti e la sicurezza sociale. Anche se i sistemi di welfare sono diversi da paese a paese, si basano tutti sulla divisione sessuale e razzista del lavoro e sulle differenze salariali che creano gerarchie tra donne di diverse nazionalità. Noi vogliamo trasformare queste gerarchie in una lotta comune contro l’organizzazione patriarcale del welfare a livello transnazionale!
– Chiediamo il permesso di soggiorno europeo incondizionato per persone migranti, rifugiate e richiedenti asilo!
Critichiamo il regime dei confini, il sistema istituzionale di accoglienza e rifiutiamo la logica emergenziale applicata alle migrazioni. Rivendichiamo la libertà di movimento e il soggiorno incondizionato dentro e fuori l’Europa, svincolato dalla famiglia, dallo studio, dal lavoro e dal reddito. Vogliamo la cittadinanza per tutti e tutte, lo ius soli per le bambine e i bambini che nascono in Italia o che qui sono cresciute pur non essendovi nate e nati.
– Chiediamo politiche ambientali ecofemministe!
Vogliamo politiche ambientali innovative, alternative a questo sistema economico, fondate sullo scambio di saperi, sulla gestione partecipata nella riprogettazione dei territori, nella difesa delle biodiversità e dei beni comuni, fuori dalle logiche di dominio sulla natura, di una classe su un’altra, di un popolo su un altro, degli uomini sulle donne e sulle altre soggettività, di una specie sull’altra.
Con il nostro sciopero essenziale vogliamo unire le nostre forze al di là delle frontiere e dimostrare che le nostre vite e le nostre lotte sono essenziali!
Testo ISPIRATO AL Il Piano Femminista contro la Violenza di Non Una di Meno e al manifesto E.A.S.T. – Essential Autonomous Struggles Transnational (Rete delle Lotte autonome essenziali transnazionali)