16 giugno 2018
Torchiera
Tecnologie del dominio, un excursus tra allucinazioni e gamificazione
Per descrivere il web delle tecnologie commerciali, la loro invadenza in termini di privacy e controllo e la loro potenza disciplinante, si fa spesso ricorso a metafore provenienti da George Orwell che con 1984 ha dato vita a una potente distopia, basata proprio sul controllo totale del Grande Fratello.
Altre volte, facendo notare che l’asservimento alle nuove tecnologie è del tutto volontario e basato sul piacere, si preferisce citare, non senza ragione, Il mondo nuovo di Aldous Huxley.
I motivi che spingono a nominare entrambi gli autori sono molto validi, ma c’è un altro scrittore di fantascienza, cratore di “universi che cadono a pezzi dopo due giorni”, al quale, forse, vale la pena rivolgersi per comprendere appieno il nostro mondo: Philip K. Dick.
Ma non tanto – o non solo – per il possibile sviluppo della c.d. intelligenza artificiale e quindi dei robot (che lui chiamava androidi), quanto per il concetto trasversale di simulacro che attraversa tutto il piano della realtà, fino a rendere impossibile distinguerla dall’allucinazione.