Accademia di Belle Arti Brera
Presentazione del volume e dibattito con il prof. Maurizio Guerri e il giornalista Marco Dotti
proponiamo un’estratto dell’intervista di Dotti al Gruppo Ippolita in occasione dell’uscita del volume Anime Elettriche su Vita.it
Anime elettriche, corpi digitali. Linee di fuga e tattiche di resistenza nella gabbia 2.0
Attivo dal 2005, il collettivo di mediattivisti e ricercatori Ippolita è tra le voci più acute e critiche della rete. Hacker libertari, hanno da poco pubblicato un lavoro, “Anime elettriche”, in cui ci mostrano il “dietro le quinte” della società del controllo. Li abbiamo incontrati.
«A cosa stai pensando?», recita il celebre form di inserimento di Facebook. La confessione è uno dei più potenti dispositivi di manipolazione e colonizzazione dell’immaginario messi in campo dal web 2.0. Nell’illusione di divertirci, incontrarci, conoscersi o di promuovere i nostri progetti, lavoriamo per l’espansione di un mercato relazionale che mescola pratiche narcisistiche e pornografia emotiva. È la servitù volontaria che ci consegna a quella che il collettivo haker Ippolita, che abbiamo incontrato, chiama l’algocrazia, un un esperimento socio-economico e culturale incardinato su algoritmi. Perché i “social” commerciali sono macchine. Macchine per formare soggetti oltre che strumenti per disegnare e profilare caratteri. In ogni caso, spiega Ippolita, «si tratta di sistemi di apprendimento basati sull’addestramento tramite risposte indotte, per creare automatismi performativi».
Poco imposta se la si chiama economia delle identità o comportamentale, economia della condivisione o del dono, osserva Ippolita in Anime elettriche, da pochi giorni il libreria per i tipi di Jaca Book. Al centro della questione – ed è una questione capitale – c’è sempre e comunque un problema: il tentativo di «estrarre valore economico dalla capacità umana di incontrarsi, comunicare, mostrarsi, generare senso e articolare la complessità dei legami sociali».Che cosa è lppolita? Nella conclusione di Anime elettriche parlate di un “mutuo appoggio fra pari”, accennando anche alle azioni che chiamate “microtecniche di autodifesa digitale”. Potremmo dunque parlare di una forma di mutualismo che ricompone un legame sociale, evitando e informando sulle sue possibili “lacerazioni digitali”?
Ippolita è un gruppo variegato ed eterogeneo che pratica scritture conviviali e reality hacking dal 2005. Siamo informatici e umanisti e ci siamo conosciuti partecipando ad esperienze controculturali come quelle degli hack-lab e degli spazi occupati. Questo retroterra è stato la nostra palestra, la nostra formazione, da queste basi siamo partiti per dare vita a una riflessione critica sugli strumenti digitali e il loro mutare nel tempo.
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